
La sera del 25 febbraio 2018, prima di andare a dormire, preparai lo zaino con l'attrezzatura fotografica con la speranza che le previsioni meteorologiche che avevo visto la sera a cena si rivelassero esatte. Infatti per quella notte e fino a metà mattina del 26 febbraio era prevista una fitta nevicata sul Lazio che avrebbe potuto portare la neve fino a Roma. È con questa premessa che per la prima volta in vita mia a fianco dello zaino ho preparato le scarpe da neve per un'uscita fotografica a Roma.
La mattina, ancor prima dell'alba, sentii degli strani rumori provenire dall'esterno. Mi alzai e vidi che stava nevicando copiosamente e che c'erano almeno una decina di centimetri che si erano già posati sul terreno, così mi vestii in fretta e uscii con tutta la mia attrezzatura intorno alle 6:00 del mattino. Il freddo era intenso, in strada non c'era praticamente nessuno perché era impossibile transitare senza catene e incontrai solo un signore molto ottimista che stava provando a uscire con il motorino. Percorse forse 10 metri prima di farne altrettanti strisciando per terra. Mi avvicinai per aiutarlo, ma si rialzò da solo e mi disse che forse per quella mattina era meglio tornare tutti a casa. Pensai che forse avrebbe potuto intuirlo anche prima, d'altra parte se in Scandinavia sulla neve preferiscono usare le motoslitte ai motorini un motivo ci sarà, ma al contrario dell’avventato signore pensai che per me tornare a casa in un'occasione del genere sarebbe stato un errore che avrei rimpianto per chissà quanti anni, forse per sempre.
Mi rimisi in marcia con una nevicata fittissima e un freddo polare e feci parecchie fotografie, ma intorno alle 9:00 iniziai ad accusare la stanchezza e la fame per aver già percorso oltre una decina di chilometri sotto la neve e senza aver fatto una vera colazione pur di uscire il prima possibile. Ero in prossimità di Piazza di Spagna, così approfittai dell'unico posto aperto in zona, il McDonald's di via dei due Macelli, il secondo ad aprire in Italia. A quell’ora si cominciava a vedere qualcuno in giro, ma nelle tre ore precedenti avevo incontrato veramente poche persone. Scattai la foto che vedete pensandola già in bianco e nero perché la trovavo molto più adatta alla situazione che stavo vivendo in quel momento.
Entrai e ordinai la mia colazione e mi misi seduto nell'ampia sala nella quale c'ero solamente io in quel momento.
Feci colazione godendomi per un po' il caldo della sala e la colazione, quando a un certo punto vidi uno degli inservienti posare un cartello giallo a terra, ma lì per lì non ci feci caso più di tanto e continuai a mangiare. Una volta finito ripresi il vassoio e mi accorsi che il cartello era quello che indicava di fare attenzione al pavimento bagnato e che la causa del pavimento bagnato ero io. Avevo raccolto così tanta neve sulla giacca e sull'attrezzatura che il caldo della sala l'aveva rapidamente sciolta e si era creata una larga pozza tutto attorno a me.
Mi sentii un po' in colpa e mi scusai col ragazzo che aveva posizionato il cartello poco prima e che era pronto ad asciugare e ci fermammo a scambiare due chiacchiere su quanto fosse surreale quella situazione. Lo salutai e ricominciai il mio tour fotografico per la capitale imbiancata, ma dopo quella piccola avventura fu più semplice perché avevo finalmente messo qualcosa nello stomaco e perché nel frattempo aveva smesso di nevicare.
Quel giorno feci decine di chilometri con la pesante attrezzatura sulle spalle e quando tornai a casa dovetti mettere il ghiaccio sulle ginocchia per riprendermi, ma fu tutto sommato semplice trovarlo perché bastò prendere quello residuo che si era conservato sul balcone di casa.