Ho scattato questa fotografia nel luglio del 2013 e ha una storia molto particolare che mi fa piacere raccontarvi. Quel giorno mi trovavo al rifugio Torino e stavo ammirando lo splendido spettacolo del Monte Bianco di fronte a me. Un grosso fronte nuvoloso stava per arrivare e quindi avevo poco tempo per scattare qualche fotografia. Nel momento in cui mi ero ritrovato ad ammirare questo splendido paesaggio il mio pensiero è subito andato alla mostra “Montagne di Luce” che stavo preparando in quel periodo e che sarebbe stata esposta nell’autunno di quell’anno. Sapevo di avere a disposizione un grande spazio proprio sul pannello finale per chiudere la mostra con una fotografia di grande formato e volevo che lasciasse a bocca aperta i visitatori, ma non avevo ancora individuato quale avrebbe potuto essere. All'epoca utilizzavo però una reflex Olympus E30 che aveva appena 12.3 megapixel di risoluzione, quindi sarebbe stato difficile pensare di stampare la foto ottenuta in grande formato mantenendo un livello di dettaglio alto.
L'unica soluzione possibile per ottenere ciò che mi serviva era quella di scattare una serie di fotografie per unirle poi in un secondo momento. Optai per scattare 42 fotografie, ben sapendo che sarebbe bastato un piccolo errore in fase di ripresa affinché l'unione di un numero così alto di fotografie non andasse a buon fine. In più avevo il timore che i computer dell'epoca non fossero in grado di gestire un numero così grande di foto. Inoltre, proprio per via del fronte nuvoloso che stava per arrivare, dovevo fare in fretta ben sapendo di avere una sola possibilità per ottenere quello che volevo.
Posizionai in fretta il cavalletto, montai il teleobiettivo e feci una rapida prova dei movimenti che avrei dovuto ripetere qualche secondo dopo scattando, quindi iniziai a scattare sperando che le nuvole mi lasciassero in pace per i circa due minuti che mi servivano per portare a termine le operazioni. Ero ben conscio che se avessi fallito non solo non avrei avuto la fotografia sperata, ma avrei sprecato tempo utile per fare fotografie più normali e meno impegnative.
Tutto andò per il meglio e una volta che ebbi finito di scattare iniziò una lunga attesa per conoscere il risultato perché solo al momento del mio ritorno a casa avrei potuto unire tutte le fotografie e non potete immaginare il sollievo che provai vedendo per la prima volta questa fotografia apparire sullo schermo del computer circa 10 giorni dopo averla scattata.
Alla fine della mostra “Montagne di Luce” chi si trovava di fronte a questo scatto rimaneva stupito dalla quantità di dettagli visibili nella foto, perché anche avvicinandosi ogni zona rimaneva perfettamente leggibile. Insomma avevo ottenuto l'effetto sperato e oggi questa fotografia di oltre un metro di lunghezza è appesa nel salotto di casa mia a ricordo di una giornata speciale.