(Nota dell'autore: da quando ho scritto e pubblicato questo articolo sono passati circa 10 anni, per questo motivo si parla solamente di reflex e non anche di mirrorless. In più la fotografia con gli smartphone era a uno stato primordiale e offriva spesso risultati disastrosi quando si arrivava al momento della stampa, oggi le cose sono molto migliorate in questo senso)
In occasione di un mio recente viaggio sulle Dolomiti ho avuto l’occasione di vedere come l’interesse per la fotografia sia vivo e vegeto anche fra i più giovani. Girovagando per le Alpi sono tanti i ragazzi e le ragazze che impugnano fieri la loro reflex alla ricerca dello scatto perfetto. Il fatto che così tanti giovani scelgano ancora la reflex per imparare a ottenere scatti di qualità invece di accontentarsi delle scialbe fotografie che ci offrono i nostri smartphone (che risultano belle solo finché rimangono sui dispositivi elettronici e che invece spesso pagano lo scotto del sensore piccolo e delle ottiche di plastica quando si decide di stampare) è più che positivo.
Una mattina presto, ma neanche troppo, mi trovavo al Lago di Braies, in Alto Adige. Prima di me erano arrivati dei signori austriaci o tedeschi impegnati in un workshop. Si riconosceva la nazionalità non solo dalla lingua che parlavano fra di loro, ma anche dai folti e caratteristici baffi di alcuni elementi del gruppo! Stavano sulle sponde del lago schierati con i loro cavalletti e mentre il docente proponeva loro di fare vari esperimenti con i filtri (polarizzatori e digradanti in special modo) sembravano divertirsi veramente nello scattare. Ogni tanto qualcuno faceva qualche battuta e li si sentiva ridere rumorosamente. Poi alcuni di loro che utilizzavano lo stesso marchio hanno iniziato a scambiarsi le ottiche per fare delle prove e avere maggiori possibilità di scatto. Nel frattempo io fotografavo in tutta tranquillità accanto a loro e l’atmosfera era assolutamente distesa. Poi sono arrivati dei ragazzi che avranno avuto a malapena diciotto anni e che con la loro reflex hanno iniziato a scattare delle fotografie in modo frenetico, principalmente cercando di replicare gli scatti che avevano già visto su internet. Ma l’atmosfera fra loro era tesa: alla ricerca dello scatto perfetto, o almeno migliore di quello degli amici su Facebook, questi ragazzi erano nervosi nello scattare. Mal tolleravano i turisti che passavano e gli altri fotografi che occupavano posti che li ispiravano. Non li ho mai visti riporre la macchina fotografica per godersi il momento e correvano da un posto all’altro per riempire le loro schede di fotografie. Insomma il motto sembrava essere: in mezzo a tanta quantità ci sarà anche la qualità! Pensavo che questo fosse un esempio estremo, ma nei giorni seguenti mi è capitato di incontrare altri soggetti giovanissimi con “ansia da prestazione” fotografica.
Teoricamente i soggetti sottoposti a più stress dovevamo essere io, che quando scatto devo cercare di ottenere il meglio per avere una foto che sia bella da vedere, ma anche commercialmente valida per proporla alle agenzie, e il maestro austriaco o tedesco che aveva il dovere morale di far tornare a casa i propri allievi con delle fotografie d’effetto. Invece l’atmosfera fra noi era rilassata, piacevole. Godersi il paesaggio era parte integrante della ricerca fotografica. Se non si osserva con calma difficilmente si vedranno veramente le cose che si hanno davanti e si troverà una composizione interessante. Il rischio sarà di replicare in modo sterile le foto fatte da altri. Un tipo di foto che hanno due svantaggi principali: sono state fatte prima e probabilmente meglio visto che se una foto emerge dal coro sarà scattata da un gran professionista.
Non so se ci sia una morale univoca a questa storia, quel che ho imparato io è che chi ha più esperienza deve insegnare a chi è più giovane a godere del momento che sta vivendo. Personalmente se svegliarsi all’alba più volte all’anno divenisse una questione agonistica probabilmente mi stancherei presto di farlo, invece la cosa bella dello svegliarsi presto per fotografare è proprio quella di poter ammirare qualcosa che normalmente vedono in pochi, godersi la compagnia di un amico o conoscere qualcuno che ha avuto la tua stessa idea e scambiare qualche parere. Se non andassi a scattare probabilmente di albe ne vedrei ben poche e sicuramente in luoghi che non hanno lo stesso fascino. Anche la colazione sontuosa al bar che ci si è meritati una volta riposta la macchina fotografica ha il suo perché a dir la verità, ma questo è meglio non dirlo in giro. Rimane il fatto che il fine ultimo deve essere sempre quello di divertirsi a fotografare, di essere felici del momento che si sta vivendo. Fare anche uno scatto in meno se vogliamo veramente vivere il momento, altrimenti a risentirne saranno non solo le nostre stesse fotografie, ma anche e soprattutto la nostra passione.